Quel posto puzzava. Un odore bizzarro e composito, come può esserci soltanto nelle baracche sepolte nel ghiaccio di un accampamento antartico, un misto di fetido sudore umano, e dell'afrore ammorbante d'olio di pesce ricavato dal grasso di foca sciolto. Un vago sentore di linimento combatteva l'odore muffito delle pellicce infradiciate dal sudore e dalla neve. Il sentore acre del grasso alimentare bruciato, e l'odore animale e non del tutto sgradevole dei cani, diluito dal tempo, aleggiavano nell'aria.
Gli odori residui dell'olio da macchina contrastavano nettamente con quelli dei rivestimenti e del cuoio. Eppure, in mezzo a tutto quel puzzo di esseri umani, di cani, di macchine e di cucina, c'era un altro tanfo. Era qualcosa di strano, che faceva rizzare i capelli sulla nuca, un debolissimo sentore alieno tra gli odori della attività e della vita. Ed era un odore di vita.
Gli odori residui dell'olio da macchina contrastavano nettamente con quelli dei rivestimenti e del cuoio. Eppure, in mezzo a tutto quel puzzo di esseri umani, di cani, di macchine e di cucina, c'era un altro tanfo. Era qualcosa di strano, che faceva rizzare i capelli sulla nuca, un debolissimo sentore alieno tra gli odori della attività e della vita. Ed era un odore di vita.
( John W. Campbell Jr. )
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