Verrai nella mia tomba? Per dirmi i tuoi problemi? I miei problemi? Sì. E mi darà risposte? Ti darò quello che posso. Non lo faccio sempre? Immagino la sua tomba, sulla collina, trascurando lo stagno, un piccolo pezzo di terra di nove piedi in cui lo metteranno, lo copriranno di terra, mettono una pietra in cima. Forse in poche settimane? Forse in pochi giorni? Mi vedo seduto lì da solo, le braccia sulle mie ginocchia, fissando nello spazio. Non sarà lo stesso, dico, non riuscire a sentirti parlare. Ah, parlare. . . Chiude gli occhi e sorride. Ti prego cosa. Dopo che sono morto, parli. E ascolterò.
(You'll come to my grave? To tell me your problems?My problems?Yes.'And you'll give me answers?I'll give you what I can. Don't I always?I picture his grave, on the hill, overlooking the pond, some little nine foot piece of earth where they will place him, cover him with dirt, put a stone on top. Maybe in a few weeks? Maybe in a few days? I see myself sitting there alone, arms across my knees, staring into space.It won't be the same, I say, not being able to hear you talk.Ah, talk . . . He closes his eyes and smiles.Tell you what. After I'm dead, you talk. And I'll listen.)
Nella conversazione tra il narratore e Morrie, c'è una riflessione toccante sulla morte e sulla natura della loro relazione. Morrie riconosce l'inevitabilità della morte e assicura al narratore che anche dopo essere andato, sarà ancora lì nello spirito, pronto ad ascoltare. Questo costruisce un senso di conforto in mezzo alla tristezza della perdita, sottolineando che la comunicazione può trascendere i confini fisici.
Il narratore immagina di visitare la tomba di Morrie,...