Lo inorrava, questo pensiero: l'antico gigantesco vicino cannibale fiorisce ora, governando ancora una volta il mondo. Abbiamo trascorso un milione di anni sfuggendolo, pensò Frink, e ora è tornato. E non semplicemente come avversario. . . Ma come il maestro.
(It horrified him, this thought: the ancient gigantic cannibal near-man flourishing now, ruling the world once more. We spent a million years escaping him, Frink thought, and now he's back. And not merely as the adversary . . . but as the master.)
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In "The Man in the High Castle" di Philip K. Dick, il personaggio è profondamente turbato dalla nozione di una mostruosa forza primordiale che riemerge nel mondo. Questa entità, che rappresenta una forma della storia oscura dell'umanità, ha apparentemente riguadagnato potere e influenza, gettando un'ombra sulla civiltà. La riflessione di Frink evidenzia la lunga lotta che l'umanità ha sopportato per superare tali minacce, solo per affrontare la terrificante realtà del loro ritorno.

Il concetto serve da ricordo agghiacciante di quanto facilmente la società possa tornare ai suoi istinti più basi. Invece di essere semplici avversari, questi antichi orrori hanno ora assunto il ruolo di sovrani, suggerendo che, nonostante il progresso, l'umanità rimane vulnerabile ai suoi fallimenti passati. L'orrore di Frink incapsula la paura della regressione in un mondo governato da queste forze arcaiche, spingendo i lettori a riflettere sulla natura ciclica della storia e sulla fragilità della civiltà.

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gennaio 24, 2025

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