È il 1979, una partita di basket nella palestra di Brandeis. Il team sta andando bene e la sezione studente inizia un canto, siamo il numero uno! Siamo il numero uno! Morrie è seduto nelle vicinanze. È perplesso dall'allegria. Ad un certo punto, nel mezzo di siamo il numero uno! Si alza e urla, cosa c'è che non va nell'essere il numero due? Gli studenti lo guardano. Smettono di cantare. Si siede, sorridendo e trionfante.

(It is 1979, a basketball game in the Brandeis gym. The team is doing well, and the student section begins a chant, We're number one! We're number one! Morrie is sitting nearby. He is puzzled by the cheer. At one point, in the midst of We're number one! he rises and yells, What's wrong with being number two? The students look at him. They stop chanting. He sits down, smiling and triumphant.)

di {Mitch Albom}
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Nel 1979, durante una partita di basket alla Brandeis University, la sezione studentesca canta passione: "Siamo il numero uno!" Tra l'eccitazione, Morrie si alza, confusa dal fervore per essere stata la prima. Mette in discussione la folla affermando ad alta voce il valore di essere secondi, spingendo un immediato fermo per il loro allegria. La sua inaspettata interruzione lascia gli studenti momentaneamente sbalorditi mentre elaborano le sue parole.

La dichiarazione di Morrie evidenzia una lezione profonda sull'individualità e l'autostima. Piuttosto che perseguire la spinta implacabile per la competizione e la superiorità, sostiene di riconoscere il significato di essere fedele a se stessi e abbracciare tutte le posizioni nella vita. Il suo sorriso significa una vittoria tranquilla, mentre impartisce saggezza che sfida le norme sociali. Questo momento incapsula la prospettiva di Morrie sulla priorità della contentezza personale rispetto ai riconoscimenti della società.

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gennaio 22, 2025

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