La mamma mi ha chiesto se stavo bene. Ho scrollato le spalle e annuendo. Bene, eccoti, ha detto. Ha detto che l'assalto sessuale era un crimine di percezione. Se non pensi di essere ferito, allora non lo sei, ha detto. Così tante donne fanno un grosso problema da queste cose. Ma sei più forte allora, è tornata al suo cruciverba.
(Mom asked me if I was okay. I shrugged and nodded. Well, there you go, she said. She said that sexual assault was a crime of perception. If you don't think you're hurt, then you aren't, she said. So many women make such a big deal out of these things. But you're stronger then that, she went back to her crossword puzzle.)
In "The Glass Castle" di Jeannette Walls, c'è un momento significativo in cui la madre del narratore chiede sul suo benessere. Il narratore risponde con una scrollata di spalle e un cenno del capo, spingendo la madre ad affermare che l'assalto sessuale è semplicemente una questione di percezione. Crede che se non si si sente ferita, allora non ne sono veramente colpiti, banalizzando le esperienze di molte donne che lottano con tale trauma.
L'atteggiamento sprezzante della madre riflette una più ampia tendenza sociale a minimizzare la gravità dell'assalto sessuale. Mentre tenta di infondere un senso di forza in sua figlia, i suoi commenti rivelano una mancanza di empatia e comprensione delle complessità che circondano il problema. Questa interazione rivela le sfide affrontate dai sopravvissuti e evidenzia la necessità di compassione e validazione nel trattare tali esperienze.