Regiamo le nostre vite in una colonna sonora, abbiamo pensato a Isabel, la musica che diventa, per un incantesimo, il preferito e viene ascoltato ancora e ancora fino a quando non è per il tempo stesso. Ma si trattava di tutti gli script che abbiamo raggiunto; Il resto, per la maggior parte di noi, stava estemporaneamente.


(We act out our lives to a soundtrack, thought Isabel, the music that becomes, for a spell, out favourite and is listened to again and again until it stands for the time itself. But that was about all the scripting that we achieved; the rest, for most of us, was extemporising.)

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Isabel riflette su come le nostre vite si sentono spesso come se fossero accompagnate da una colonna sonora specifica, una raccolta di canzoni significative che risuonano con momenti particolari. Queste melodie si intrecciano con le nostre esperienze, rappresentando un periodo nel tempo fino a quando non vengono riprodotte innumerevoli volte, evocando nostalgia e memoria. Eppure, nonostante questo background musicale, riconosce che la maggior parte della vita si svolge spontaneamente, come l'improvvisazione piuttosto che una sceneggiatura accuratamente scritta.

Questa intuizione evidenzia l'equilibrio tra il pianificato e l'imprevedibile nella nostra vita. Mentre possiamo curare alcune esperienze e momenti che sembrano significativi, la stragrande maggioranza delle nostre esperienze non è pianificata e sorgere nel momento. Piuttosto che una narrazione definitiva, la vita è spesso una performance in corso in cui ci adattiamo e rispondiamo alle situazioni mentre si svolgono, consentendo una connessione più profonda con il mondo che ci circonda.

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gennaio 23, 2025

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