Sbirciamo, ma cosa vediamo davvero? Riflessi specchi di noi stessi, le nostre deboli prese senza sangue, dedicate al nulla in particolare, nella misura in cui posso capire. La morte è molto vicina, pensò. Quando pensi in questo modo. Posso sentirlo, ha deciso. Quanto sono vicino. Niente mi sta uccidendo; Non ho nemici, nessun antagonista; Sto semplicemente scadendo, come un abbonamento a rivista: mese per mese.


(We peep out, but what do we see, really? Mirror reflections of our own selves, our bloodless, feeble countenances, devoted to nothing in particular, insofar as I can fathom it. Death is very close, he thought. When you think in this manner. I can feel it, he decided. How near I am. Nothing is killing me; I have no enemy, no antagonist; I am merely expiring, like a magazine subscription: month by month.)

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Il narratore contempla la natura dell'esistenza, esprimendo un senso di disillusione e introspezione. Sente che le riflessioni che vede siano semplicemente rappresentazioni di se stesso, rivelando una mancanza di scopo e vitalità. Questa autoesame porta a una realizzazione della natura fugace della vita, poiché sente la morte che si intromette sempre più da vicino.

Mentre riflette sulla sua mortalità, riconosce che non sta affrontando un nemico o una minaccia diretta, ma piuttosto un graduale sbiadimento, simile alla lenta cancellazione di un abbonamento. Questa metafora sottolinea un profondo senso di dimissioni all'inevitabilità della fine della vita, evidenziando la tranquilla disperazione dell'esistenza senza uno scopo distintivo.

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gennaio 24, 2025

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