Era il tipo di città che ti faceva sentire come Humphrey Bogart: sei entrato su un piccolo aereo accidentato e, per qualche motivo misterioso, ho avuto una stanza privata con balcone che si affaccia sulla città e sul porto; Quindi ti sei seduto lì e ho bevuto fino a quando non è successo qualcosa.
(It was the kind of town that made you feel like Humphrey Bogart: you came in on a bumpy little plane, and, for some mysterious reason, got a private room with balcony overlooking the town and the harbor; then you sat there and drank until something happened.)
La città raffigurata in "The Rum Diary" di Hunter S. Thompson evoca un senso di avventura e nostalgia, che ricorda il classico film noir. Arrivando su un aereo robusto, il protagonista si ritrova in una situazione inaspettatamente lussuosa, completa di un balcone privato che offre una vista mozzafiato sulla città vibrante e sul porto. Questa giustapposizione di rugosità ed eleganza dà il tono alla storia, invitando i lettori a esplorare le complessità della vita in questo luogo.
Mentre il narratore si rilassa nella sua stanza, l'atmosfera è accusata di anticipazione, suggerendo la promessa di eventi inaspettati che ci attendono. L'atto di bere in attesa di qualcosa che si svolge suggerisce un senso di tempo libero e forse evasione, catturando l'essenza dello stile di vita del mare e la natura imprevedibile dell'ambiente. Questo scenario funge da microcosmo di temi più ampi nel romanzo, in cui le turbolenze personali e sociali prosperano da uno sfondo di avventura esotica.