Essere infuriati da una cosa stupida, il capitano Achab, sembra blasfemo.
(To be enraged with a dumb thing, Captain Ahab, seems blasphemous.)
In "Moby-Dick" di Herman Melville, il capitano Achab è raffigurato come un personaggio consumato dalla rabbia e dall'ossessione. La sua fissazione sulla balena bianca lo conduce a una ricerca implacabile che lo acceca alla ragioni e all'assurdità della sua rabbia. La citazione evidenzia l'irrazionalità di lasciarsi sopraffattare da questioni banali, suggerendo che la furia di Achab verso Moby Dick non è solo inutile, ma sfida anche la natura delle emozioni umane di fronte a circostanze schiaccianti.
Questa affermazione invita i lettori a riflettere sull'inutilità della rabbia di Achab. Invece di riconoscere il potere e l'imprevedibilità della natura, l'ossessione di Achab diventa quasi una forma di blasfemia, andando contro l'accettazione delle sfide intrinseche della vita. Inquadrando la sua rabbia contro qualcosa che non può essere facilmente compreso o controllato come "stupido", Melville critica il percorso di Achab e la più ampia tendenza umana a combattere contro il destino, scatenando così conversazioni più profonde sull'ossessione e il ragionamento di fronte al sublime.