Ma sapevo che era pura masturbazione, perché nel mio istinto non volevo altro che un letto pulito e una stanza luminosa e qualcosa di solido da chiamare almeno fino a quando non mi sono stancato. C'era un terribile sospetto nella mia mente che avevo finalmente superato la gobba, e la cosa peggiore era che non mi sentivo affatto tragico, ma solo stanco e in qualche modo comodamente distaccato.
(But I knew it was pure masturbation, because down in my gut I wanted nothing more than a clean bed and a bright room and something solid to call my own at least until I got tired of it. There was an awful suspicion in my mind that I'd finally gone over the hump, and the worst thing about it was that I didn't feel tragic at all, but only weary, and sort of comfortably detatched.)
In "The Rum Diary", Hunter S. Thompson esplora il tema del desiderio esistenziale attraverso un personaggio che brama la stabilità e il comfort. Il protagonista riflette sul loro desiderio di un letto pulito e un senso di appartenenza, suggerendo che nonostante l'indulgenza nei piaceri transitori, ciò che cercano veramente è una solida base nella vita. Questo desiderio rivela una più profonda insoddisfazione per il loro stato attuale, accennando alla lotta tra fugaci desideri e la necessità di una vera contentezza.
Il riconoscimento da parte del personaggio di sentirsi stanco e distaccato piuttosto che tragico evidenzia uno stato emotivo complesso. C'è il riconoscimento di aver raggiunto un momento fondamentale nella vita, la consapevolezza che le attività superficiali non hanno portato alla realizzazione. Questa miscela di stanchezza e comfort nel distacco suggerisce una disillusione con lo stile di vita caotico, sottolineando un profondo conflitto interiore tra la ricerca di significato e il vuoto dello scappismo edonistico.