Nel libro di Laurie Noaro "Pensavamo che saresti stato più bello", l'autore riflette in modo umoristico sulle ansie che molte donne affrontano per quanto riguarda il loro aspetto. Usando una vivida metafora, paragona i pori della sua pelle a "tazze di budino", sottolineando la sua frustrazione con la pressione per conformarsi agli standard di bellezza. La candida espressione di Noaro delle sue insicurezze risuona con i lettori che possono relazionarsi con le aspettative spesso schiaccianti poste su di loro.
La citazione illustra una lotta comune con l'immagine di sé e l'ossessione per la perfezione nella bellezza. Lo stile spiritoso di Noaro cattura sia l'assurdità di queste preoccupazioni sia le esperienze riconoscibili di sentirsi inadeguate. Attraverso la sua lente comica, invita i lettori ad abbracciare le loro imperfezioni piuttosto che lottare per un ideale irrealistico.