Tutte le nostre vite io e mio fratello siamo stati catturati dalle finzioni che i miei genitori hanno raccontato-Fizioni su se stessi e altri. Ognuno voleva che giudicassimo l'altro a suo favore. A volte mi sentivo imbrogliato, come se non ci avessero mai permesso di avere una storia tutta nostra. È solo ora che capisco quanto fosse anche mia.
(All our lives my brother and I were caught by the fictions my parents told us-fictions about themselves as well as others. Each wanted us to judge the other in his or her favor. Sometimes I felt cheated, as if they never allowed us to have a story of our own. It is only now that I understand how much their story was also mine.)
In "Le cose di cui ho tacere", riflette Azar Nafisi sull'impatto delle narrazioni dei suoi genitori sulla vita di lei e di suo fratello. Rivela come le loro storie fabbricate hanno creato una divisione, convincendole a scegliere i lati e valutare i personaggi dei loro genitori. Questa costante pressione la faceva sentire privata di una sua narrativa autentica, mentre le verità e le bugie si intrecciavano attorno alla sua educazione.
Tuttavia, Nafisi si rende conto che queste finzioni non erano solo creazioni dei suoi genitori; Facevano anche parte della sua storia. Riconosce le complessità delle relazioni familiari, comprendendo come le loro esperienze hanno modellato la sua comprensione dell'identità e della realtà. Alla fine, queste realizzazioni la aiutano ad abbracciare il suo passato e le sfumature dell'influenza della sua famiglia sulla sua vita.